Cinzia della Ciana

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Cinzia della Ciana 2019-05-28T12:13:48+00:00

Cinzia della Ciana

Biografia

Cinzia Della Ciana, nata a Montepulciano, esercita la professione di avvocato in Arezzo dal 1991 (parallelamente agli studi giuridici studia pianoforte col Maestro Carlo A. Neri al convervatorio).
La sua prima opera narrativa è “Quadri di donne di quadri”, raccolta di racconti Aracne 2014, per la quale è stata premiata al World Literary Prize 2015 a Parigi e al Tagete 2015 di Arezzo.
Un suo racconto, “Lacrimosa”, è presente nell’antologia “Racconti nella rete 2014” fra i vincitori dell’omonimo premio.
Per altri racconti inediti, nonché per l’intera raccolta inedita “Grumi sciolti”, che li contiene, ha ricevuto vari riconoscimenti (al “Portovenere – Le Grazie 2015”, al “Città di Pontremoli 2016”, al “Pegasus 2016” e al “Premio Casentino 2017”).
Del maggio 2016 è il romanzo edito da Effigi “Acqua piena di acqua”. L’opera riceve prestigiosi riconoscimenti (premio “Pianeta Donna” al Montefiore Rocca, Fiorino di bronzo al “Premio Firenze 2016”, primo premio al Tagete 2016, secondo premio al “Portovenere – Le Grazie 2016”, la “Targa Città di Cattolica” al “Pegasus 2017” e “Premio speciale della Giuria” al “Città di Pontremoli 2017”, “Premio speciale Frunzi” al “Premio Casentino 2018”).
Il suo racconto “Epistola” compare nell’antologia “Pensieri d’amore” a cura di Rina Gambini, Le edizioni del Porticciolo, Febbraio 2017.
Nel maggio 2017 con Effigi pubblica la silloge poetica “Passi sui sassi”, molte delle cui liriche si erano già classificate al secondo posto della poesia inedita nella graduatoria dei finalisti al premio “Astrolabio 2016” di Pisa, nonché le avevano valso il secondo posto dell’inedito al “Premio Casentino 2016”, una delle sue poesie è stata premiata, tra i finalisti, del San Domenichino 2017. Attualmente il libro ha ricevuto: la menzione d’onore a Le Grazie – Portovenere 2017, il diploma d’onore al Milano International 2017, il 2^ premio per la poesia edita al “Tagete 2017”, riconoscimento speciale al “Pegasus 2018 e il premio per della giuria al “Città di Pontermoli 2018”.
Inoltre: per la poesia inedita “In Carmina Burana” è segnalata di merito al premio “Giubbe Rosse 2017” e per la raccolta di racconti inedita “Solfeggi” si classifica prima ex aequo al premio “La Ginestra 2017”. La raccolta “Solfeggi” esce ad aprile 2018 per i tipi di Helicon Edizioni con prefazione di Andrea Scanzi.

Testi / Opere

Un morso aguzzo di sudore è la sveglia che una mattina presto scuote la giovane Anna dal sonno inquieto del presentimento e la sbalza direttamente in un set angosciante, fermando lo scorrere del tempo. Nel fondo scale del suo condominio si sta consumando la morte enigmatica di una donna già morta e impaludata, sua madre Letizia. Decesso improvviso o annunciato? Il dramma irrisolto di questa scomparsa provoca nella ventenne, proprio alle soglie del suo matrimonio, un abisso di dolore che la farà restare, come già accaduto per sua madre, avvitata in un turbine di acqua piena di acqua tinta di pece. Letizia, Anna e Lodovica, nonna, madre e figlia, tre generazioni di donne che la corrente di un fiume trascina lungo un nastro che si srotola nelle anse, nelle secche e nelle cascate del fiume stesso.
Una saga familiare in cui il tempo narrativo non segue il tempo della storia, ma si dilata e si contrae, va avanti per poi rimbalzare indietro al ritmo di un respiro interiore che ora ringhia frenetico, ora stagna e poi ancora impazza in gorghi e nodi, fino a che diventa acqua piena di acqua, forte e trasparente che arriva al mare.

Un “cammino” quello della poesia di Cinzia Della Ciana. O meglio la ruote dove i passi si incalzano attraverso la parola incisa nei suoni vibranti di echi profondi su sassi che disegnano mete in divenire. Passi che si posano sui sassi, seguendo un mantra che vuole il sasso come seme lanciato e non pietra che oscilla.
Equilibrio è camminare avanti. Attraverso passi “scorticati” si arriva a stazionare su particolari sassi che consentono quella contemplazione che dà energia per andare “a spasso” in luoghi significanti e, quindi, per “sorpassare” i picchi degli acuti sassi, fino ad issare gli occhi sulle sassaie lungo le rive più franose del fiume. Perché la vita torna ad essere per il poeta acqua.

Più che un libro una mostra di racconti allestita come una galleria di quadri che hanno tutti uno stesso comune denominatore: le donne. Donne ritratte in epoche storiche diverse, donne di diverse fasce d’età e in ruoli distinti: dall’eretica del Quattrocento alla bambina orfana ai tempi della spagnola, dall’anziana iettatrice alla mamma che racconta favole ai figli, dalla professionista matura all’ adolescente irrequieta, dalla malata che scommette sulla vita alla giovane selvaggia che non abdica alla sua natura. Tutte figure intense che stupiscono per la magia dell’istante e svelano la donna come “ala infinita di fantasia e ingegno, gioco di fascino, desiderio e sogno”, come “misterioso seme” che dà la vita e indovina la vita. Un libro evocativo, da leggere aprendolo a caso in una qualsiasi delle sue pagine. Non un romanzo da tenere sempre in mano e sempre in mente, ma una promenade occasionale, senza regole di percorso, tra frammenti di vita messi in cornice. Una collezione di fermo immagine che, densi di dettagli e sfumature, ci fanno arrestare e si fanno rileggere, un po’ come una poesia o una musica, che più la ascolti e più la apprezzi.

Partendo dall’osservazione che l’esemplare umano tende a ripetere condotte sgradevoli pur avendone sperimentato la negatività, per cui è un classico che certi propositi vengano puntualmente non mantenuti da chi vi si era appeso con l’imperativo “mai più”, l’autrice presenta dodici divertenti racconti su spaccati di vita quotidiana quali esercizi di solfeggio per misurare lo smarrimento a cui lo spartito della vita ci sottopone. Esercizi da assumere in leggerezza per trascendere fatica e peso, recuperare spontaneità e lucidare opacità. Il tutto con ricchezza narrativa, capacità di penetrare nelle più diverse situazioni umane, coniugando brio e introspezione, al riparo da ogni retorica.

Per comprendere questa nuova raccolta di poesie di Cinzia Della Ciana non si può non partire dal titolo che l’autrice ha scelto: “Ostinato”. Una parola che nella sua evoluzione ha trasceso l’origine etimologica, sì che da “star fermo saldamente” il termine oggi suole indicare chi persiste con tenacia in un proposito, in un convincimento.
Ma, da vera ostinata qual è, l’autrice non si accontenta di questo primo approdo e al titolo “Ostinato” aggiunge un sottotitolo “Suite in versi”. Il che rimanda alla sfera musicale, rendendo scoperto il gioco dell’ambivalenza lessicale tanto amato dai poeti che frequentano volentieri la ricerca di segni non univoci. Il termine ostinato in musica indica un motivo che, solitamente apparendo nel basso, viene ripetuto ad oltranza e resta invariato nell’altezza e nel ritmo: una sorta di staticità continua che “eppur si muove” e che consente lo stacco alla melodia.
Si svela così il significato “oltre” che Della Ciana intende perseguire: le parole come note che si combinano e si trascinano secondo suoni, accenti e ritmi all’insegna del canone che essa stessa ha coniato per la sua poetica, ovvero “del suonar colle parole”.
Con “Ostinato” si realizza una vera e propria “suite” articolata in sei movimenti che riportano il nome di precise danze – quali sarabanda, aria, passacaglia, corrente, pavane (oltre alla preghiera finale dello Stabat) – ciascuna delle quali accoglie liriche che presentano una medesima tonalità e affini andamenti. Insomma più che una silloge una partitura con tanto di agogica destinata ad essere eseguita dallo stesso lettore.

Premi / Riconoscimenti